- 18 Agosto 2020
Arriviamo alla Certosa di Padula, in provincia di Salerno nel Vallo di Diano, in tarda mattinata. E’ presente un comodo e ampio parcheggio a pagamento (€ 5,00, tariffa agosto 2020) prima dell’ingresso della Certosa, dove è possibile sostare anche durante la notte.
La storia della Certosa
Padula è un paesino arroccato sulla collina e il suo nome deriva probabilmente da Palude, con la trasposizione delle lettere D e L. In effetti, nell’antichità, questa zona era occupata da una palude. E’ famosa proprio per la presenza della Certosa che si estende, in tutta la sua magnificienza, ai piedi del paese.
La Certosa di Padula, o Certosa di San Lorenzo, è stata costruita nel 1306 per volere di Tommaso Sanseverino che la donò all’ordine religioso dei certosini.
E’ il complesso monastico più grande d’Europa, riconosciuto Patrimonio dell’UNESCO nel 1998 ed è stato il secondo monastero certosino del sud Italia, dopo la certosa di Serra San Bruno, in Calabria.
La certosa è anche chiamata San Lorenzo in quanto, per costruirla, fu abbattuta la chiesa dedicata al santo, che era presente in quella zona.
Tommaso Sanseverino, uomo ricco e potente, decise di costruire la certosa nell’area costituita da lotti di terra di sua proprietà. Questo si rivelò un punto strategico data la presenza di grandi campi fertili circostanti che i monaci poterono coltivare producendo olio, vino, frutta e ortaggi necessari al loro sostentamento e destinati al commercio con l’esterno.
Verso la metà del Quattrocento, con la caduta dei Sanseverino, tutti i loro possedimenti andarono ai monaci certosini che divennero così anche padroni dei terreni su cui si sviluppava Padula. Ottenero, in questo modo, anche il denaro proveniente dalle tasse che la popolazione doveva pagare al priore.
Iniziò quindi, intorno al XVI secolo e fino al XVIII, un periodo di massimo splendore per il complesso monastico, che vide la realizzazioni di diversi lavori di ristrutturazione ed ampliamento tra cui la costruzione del chiostro grande, del refettorio e dello scalone ellittico.
Nel 1807, durante il periodo napoleonico, a seguito della soppressione dell’ordine certosino, i monaci dovettero abbandonare la certosa che divenne una caserma. Molte opere furono rubate, tra cui statue, ori, testi delle biblioteca e pitture. Soprattutto la chiesa, subì molti danni in quanto venne spogliata totalmente delle tele seicentesche che possedeva.
Passato il periodo napoleonico, i certosini rientrarono nel complesso monastico e, per ridare sfarzo alla struttura, commissionarono alcune pitture in sostituzione di quelle rubate. Nonostante ciò, i certosini non tornarno più ad avere il ruolo centrale che avevano avuto in passato.
Dopo l’unità d’Italia, con la nuova soppressione dell’ordine, i monaci dovettero definitivamente lasciare la certosa. In seguito alle due guerre mondiali la certosa, divenuta ormai luogo abbandonato, venne utilizzata come prigione e come campo di concentramento.
Dal 1957 e fino ad oggi, alcune sale ospitano il Museo archeologico della Lucania e negli ultimi decenni diversi set cinematografici hanno utilizzato diverse sale.
Gli ambienti della Certosa
La struttura della Certosa rispecchia lo schema dell’ordine di San Bruno fondato nel 1084. Esso prevedeva una casa bassa, dedicata alla zona del lavoro destinata ai conversi e una casa alta dove risiedevano i religiosi e destinata alla preghiera, al silenzio, alla meditazione e alla clausura.
Una delle principali caratteristiche della struttura, sono sicuramente i tre grandi chiostri. Il Chiostro della Foresteria, subito dopo l’ingresso alla certosa, il Chiostro del Cimitero e il Chiostro Grande, chiamato così per le sue dimensioni (104×150 mt).
Ques’ultimo è circondato da due ordini portici con un totale di 84 colonne. Nel piano superiore i monaci passeggiavano quando uscivano dalla clausura, nel piano inferiore ci sono le 26 celle in cui vivevano i monaci durante la clausura. Ogni cella, semplice e con arredo minimale, era costituita da tre o quattro stanze e un piccolo giardino all’esterno.
Un’altra zona molto particolare che ci ha colpito, è sicuramente la cucina, caratterizzata dalla grande cappa che si trova al centro del locale e dalla fornace decorata con bellissime maioliche. All’esterno della cucina è presente un piccolo chiostro dove, nella vasca posta al centro, i monaci facevano fermentare il vino. Delle scale conducono al seminterrato dove ci sono le cantine in cui si conservava successivamente il vino.
La Chiesa della Certosa è ad unica navata, con sfarzose decorazioni in stile barocco. Per i monaci rappresentava uno dei pochi momenti di vita in comunità. Qui si recavano due volte durante il giorno e una volta durante la notte per la preghiera comune.
Una parete divide la zona in due parti. Nella prima, all’ingresso, sedevano i conversi, mentre nella parte vicina al presbiterio sedevano i padri di clausura. Di fronte all’altare maggiore c’è il coro dei padri, caratterizzato da intarsi lignei risalenti al Cinquecento e decorati con le scene del Nuovo Testamento.
Un’altra zona che rappresentava un’occasione di vita in comunità per i monaci, era il Refettorio dove i monaci consumavano il pasto comune nei giorni festivi e durante la Quaresima.
E’ una sala rettangolare risalente ai primi decenni dei XVIII sec. Lungo le pareti ci sono le 61 postazioni in noce dove sedevano i monaci. Davanti ad essi erano collocati i lunghi tavoli su cui mangiavano oggi non più presenti. In fondo alla sala è presente un dipinto ad olio su muro dove è raffigurata la scena del Miracolo dell’acqua e vino.
Purtroppo causa Covid, non siamo riusciti a visitare la Certosa con una guida, che sicuramente ci avrebbe fornito molte più spiegazioni dettagliate e curiosità sul complesso monastico e sulla vita dei monaci certosini.
Siamo rimasti un po’ delusi anche dalla scarsa organizzazione: non avevano nessun tipo di mappa o mini guida (erano finite). E’ stato un peccato perchè, rispetto ad altre Certose che abbiamo visitato anche in Europa, questa è veramente molto particolare, sia per i numerosi ambienti visitabili, che per l’arredo e gli affreschi ancora presenti.
Informazioni per la visita (aggiornato ad agosto 2020)
Apertura: tutti i giorni dalle 09:00 alle 19:00 escluso il martedì Biglietti: intero € 6,00 ridotto (18 - 25 anni)€ 2,00 gratuito minori di 18 anni
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