- 30 Gennaio 2022
Nella Valle del Santerno, al confine tra Emilia-Romagna e Toscana, si trova il borgo fantasma di Castiglioncello, ideale per un trekking e per un pic-nic in compagnia di amici. E’ quello che abbiamo fatto noi in una fresca, ma soleggiata, domenica di fine gennaio.
Moraduccio
Siamo nella frazione di Moraduccio (Firenzuola), quindi geograficamente in Toscana. Un tempo questo confine divideva il Granducato di Toscana dallo Stato Pontificio.
Rimane a pochi chilometri da un altro paese della Valle del Santerno che merita assolutamente una visita: Castel del Rio, famoso per il suo Ponte degli Alidosi, per il Museo della Guerra e per la Sagra dei Marroni che si tiene nel mese di ottobre di ogni anno. Proprio qui, tra l’altro, poco prima dell’ingresso al paese sulla destra, è presente una comoda area camper.
La strada per Moraduccio è fattibile anche in camper, tuttavia non ci sono molte possibilità per sostare nelle vicinanze del sentiero che porta al borgo di Casteglioncello.
L’unico parcheggio adatto ai camper (non di grosse dimensioni) è quello di fronte al “Bar Ristorante La Cascata” in via Moraduccio, distante 5 minuti a piedi dall’attacco del sentiero per il borgo. Vi consiglio abbigliamento e scarpe comode, meglio se scarponcini da trekking.
Attenzione: su Google Maps è indicato il “Parcheggio per il Borgo Fantasma di Castiglioncello” , ma non è assolutamente adatto ai camper. Si tratta, infatti, di uno spiazzo laterale alla strada dove riescono a sostare solo un paio di macchine.
Dal parcheggio del Ristorante si prosegue a piedi, direzione Coniale e, dopo 300 metri, sulla destra si trova il sentiero per Castiglioncello. Ad oggi (gennaio 2022) sono in corso i lavori di recupero per rendere agibile la strada, ma è tranquillamente percorribile a piedi.
Poco prima del ponte che attraversa il fiume, merita una sosta la bella Cascata Rio dei Briganti che si tuffa nel Santerno. In estate è un ottimo punto per fare il bagno e godersi il sole nei lastroni piatti di roccia che circondano la cascata o nella spiaggetta di fronte.

Castiglioncello tra storia…
Proseguendo sul sentiero segnalato, inizia la salita che in una decina di minuti porta al borgo abbandonato di Castiglioncello, tra i ruderi delle case e la vegetazione che le ricopre.
Al centro del borgo, svetta il campanile della Chiesa. E’ necessario prestare molta attenzione ed è bene non avventurarsi all’interno degli edifici in quanto in stato di pericolo di crollo. Molti tetti sono parzialmente o totalmente crollati.
Il panorama è a 360 gradi su tutta la zona circostante e il silenzio è interrotto solo dallo scroscio lontano della cascata.



Considerando la splendida giornata di sole, ci siamo attrezzati e abbiamo pranzato con un ottimo pic-nic all’aperto a base di piadine, salumi, formaggi, insalata di riso e crostata al cioccolato (mancava solo il fiaschetto di vino che il nostro amico si è dimenticato di portare!).

Originariamente, intorno al IX secolo, questo borgo faceva parte del territorio bolognese.
Verso la fine del 1300, la nobile famiglia degli Ubaldini che governava nel vicino Mugello, impose pesanti tasse per chi attraversava le valli circostanti, mettendo così in crisi l’economia di Bologna e di Firenze. Quest’ultima, decise quindi di far costruire, nei pressi di Castiglioncello, una nuova cittadina di frontiera, Firenzuola, realizzando così un nuovo tracciato per attraversare l’Appennino.
Fino al XVIII secolo, il paese si trovò quindi in una zona di importanti collegamenti militari e commerciali tra la Toscana e l’Emilia-Romagna. Successivamente, però, la costruzione di nuove strade più agevoli della strada/mulatteria che attraversava Castiglioncello, ne causò il graduale abbandono.
Dal 1830 al 1930 la popolazione era ferma a 63/64 individui e nel 1962 il borgo venne completamente abbandonato, causato anche dal mancato allacciamento dell’elettricità per insufficienza di abitanti.
…e leggenda.
Come tutti i borghi fanstasma, anche Castiglioncello è avvolto da misteri e leggende.
Una di queste riguarda il motivo dello spopolamento. Pare che, negli anni Cinquanta, durante una festa notturna, degli uomini ubriachi abbiano ucciso in modo macabro una bambina. La madre, avrebbe prima maledetto, poi abbandonato il borgo e inspiegabilmente, da quel giorno, tutti gli abitanti morirono uno alla volta.
Alcuni, in realtà, sostengono che la madre avesse maledetto solo gli assassini e i suoi familiari. Dopo la loro morte improvvisa, gli altri abitanti, impauriti dal meleficio, abbandonarono il borgo che divenne così completamente spopolato. Diversi studi sul soprannaturale, avrebbero dimostrato che durante la notte si senta ancora il pianto sommesso della bambina.
L’altra leggenda, sempre collegata a questo fatto, risale agli anni Settanta. Si racconta che un gruppo di ragazzi, considerati “figli dei fiori” dagli abitanti dei paesi limitrofi, abbiano vissuto per un certo periodo nel borgo abbandonato, vivendo con poco e niente. Resistettero però per poco tempo perchè infastiditi dai pianti continui della bambina che sentivano tutte le notti.
Sicuramente nel corso degli anni i ruderi delle case hanno visto anche la presenza di altre persone che forse vi hanno sostato temporaneamente. Ciò lo si può dedurre, per esempio, anche da una sorta di ex-accampamento con tanto di materasso.
Si pensa che sia stato anche un luogo di ritrovo per messe sataniche. Sono stati trovati in diversi punti, dei piccoli massi disposti in cerchio con al centro un altare realizzato con i resti di pietre.
Queste sono solo leggende e ovviamente ognuno è libero di crederci o meno, ma personalmente eviterò sicuramente di tornarci dopo il tramonto!
In Emilia Romagna sono diversi i borghi “fantasma”, abbandonati nel corso degli anni. Qui puoi scoprirne altri molto interessanti…
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