- 08 Agosto 2022
Durante il nostro viaggio in camper in Polonia, visitiamo i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. Pensiamo siano tappe d’obbligo per non dimenticare e per tramandare, alle giovani generazioni, la brutalità di ciò che è accaduto.
Dove sostare in camper
Arriviamo poco prima di pranzo ad Auschwitz (Oswiecim) nel parcheggio che si trova proprio di fronte al Museo in via Leszczyńskiej, 16.
Il pagamento è in contanti, anche in euro. Noi paghiamo € 7,00 per tutta la giornata. Sono presenti anche i wc e le docce (a pagamento).
Visitare Auschwitz e Birkenau

In questo sito sono presenti tutte le informazioni per la visita ai due campi di concetramento.
La visita può essere effettuata con o senza guida. L’ingresso è gratuito per la visita individuale, mentre è a pagamento con la guida nella lingua scelta in fase di prenotazione. Per l’ingresso individuale è comunque obbligatorio prenotare l’orario di visita nel sito ufficiale (ingressi disponibili solo dalle 16:00).
Noi abbiamo acquistato anticipatamente i biglietti con la guida in italiano, anche perchè leggendo nei vari blog e su consiglio di chi c’è già stato, le guide sono molto preparate e riescono a coinvolgere maggiormente i visitatori con tante informazioni che una visita individuale non pemetterebbe di avere.
La visita guidata comprende i due campi, Auschwitz I e Auschwitz II (Birkenau). La durata totale è di circa 3 ore e mezza con una pausa di 10 minuti durante lo spostamento da un campo all’altro che avviene con la navetta gratuita.
E’ possibile fare foto e video senza flash, tuttavia in alcune parti del Museo non è consentito. Ovviamente è necessario tenere un comportamento di rispetto e serietà adeguato a questo luogo di memoria.
La nostra visita guidata inizia alle 14:15 con un filmato nella sala cinema che spiega brevemente la storia di Auschwitz.
Auschwitz I
Auschwitz I risale a maggio del 1940 quando trasformarono delle vecchie caserme di soldati polacchi, in un campo di concentramento e di lavoro. Inizialmente qui hanno deportato prigionieri politici polacchi a cui hanno assegnato il compito di convertire le caserme in alloggi e costruire le recinzioni perimetrali.
In un secondo momento hanno internato prigionieri di guerra sovietici, criminali, mendicanti, prostitute, omosessuali, testimoni di Geova ed ebrei. Questi ultimi in realtà li hanno deportati principalmente ad Auschwitz II (Birkenau), dove le strutture in cui erano costretti a sopravvivere, erano in condizioni ancora più terrificanti.
Auschwitz I, oltre ad essere un campo di deportazione, era anche il centro amministrativo dell’intero complesso.
Al termine del filmato, raggiungiamo la guida ed entriamo nel campo di Auscwitz I attraversando il cancello con la famosa e cinica scritta “Arbeit macht frei” (“il lavoro rende liberi”) che testimonia quanto le SS abbiano ingannato i deportati. I tedeschi infatti giustificarono le deportazioni di massa come spostamento in massa degli ebrei verso nuovi campi di lavoro.

Una curiosità sulla lettera B posizionata al contrario: pare che il fabbro che realizzò la scritta, un deportato politico polacco, avesse saldato la lettera in quel modo come segno di protesta sapendo benissimo quale sarebbe stata in realtà la funzione del campo. Sopravvissuto all’Olocausto, chiese di riavere l’insegna come sua proprietà, ma gli venne negata in quanto ormai sarebbe appartenuta alla storia.
I Block
Percorriamo i viali delimitati dalle recinzioni lungo gli edifici in muratura chiamati Block, dove erano ricavati gli alloggi dei deportati che vivevano in condizioni di sovraffollamento. Erano muniti di letti a castello a tre piani dove più prigionieri dovevano condividere lo stesso pagliericcio trasmettendosi malattie e infezioni. Anche i servizi igienici erano pochi e pessimi, oltretutto era permesso utilizzarli solo una volta al giorno.

I Block sono stati tutti restaurati e adibiti a museo, ma solo alcuni sono visitabili. Tra questi, quelli più macabri e terrificanti sono gli edifici dove sono esposte le valigie con cui i deportati arrivano, i loro occhiali, le loro scarpe (tra cui moltissime di bambini), le loro vesti da prigionieri a righe e la montagna dei loro capelli. Siamo rimasti scioccati dal fatto che, dopo averli rasati a zero, utilizzavano i loro capelli per realizzare e poi vendere materassi e tessuti.
Tutti i deportati lavoravano duramente fino a 11 ore al giorno in condizioni estreme e, causa anche le scarse razioni di cibo e la pessima igiene personale, spesso morivano rapidamente. Quelli inabili al lavoro, invece, venivano selezionati appena arrivavano al campo e subito uccisi.
Il muro della morte
Tra il Block 10 e il Block 11, in un cortile interno, si trova il “muro della morte” dove avvenivano le fucilazioni e le torture ai prigionieri. Si tratta di una ricostruzione in mattoni ma in origine era un muro di legno, detto anche “parete nera”. Il cortile era circondato da un muro molto alto e le finestre dei Block che vi si affacciavano, erano sbarrate per impedire che i prigionieri vedessero quello che accadeva.

Al piano terra del Block 11 si trovavano gli alloggi dei prigionieri che attendevano il verdetto per direttissima. Questo si teneva presso una stanza che si trovava nello stesso blocco ed ospitava un distaccamento del tribunale della Gestapo. Una volta al mese, in meno di tre ore, il tribunale emetteva circa duecento verdetti di morte a seguito di condanne di attività ritenute illegali, come il possesso di una radio o azioni di resistenza.
La camera a gas e i forni crematori
Oltre i Block, in fondo al campo, si trova la collina che contiene la camera a gas a livello del suolo. I prigionieri che vi erano destinati, convinti di fare la doccia, dovevano svestirsi completamente ed entrare in questa camera. Una volta serrate le porte, attraverso piccole fessure collocate sul muro esterno, introducevano una quantità adeguata di Zyklon B, un insetticida sotto forma di polvere in grado di liberare un gas che, in circa dieci minuti riusciva a uccidere tutte le persone stipate in quella stanza.

Entriamo all’interno della camera a gas e sostiamo solo pochi minuti, il tempo necessario per percepire la disperazione e il terrore che possono aver provato quelle povere persone nel momento in cui rimanevano completamente al buio in quella stanza e capivano che le docce non si sarebbero mai attivate.
Dopo circa venti minuti le SS aprivano le porte ed estraevano i corpi che poi introducevano nei forni crematori situati di fianco alla camera a gas.
L’impiccagione di Rudolf Hoss
L’ultimo punto del campo di Auschwitz I su cui ci soffermiamo con la guida, è dove impiccarono il comandante del campo di Auschwitz, Rudolf Hoss. Lo arrestarono il 25 maggio 1946 con l’accusa di crimini di guerra. Al processo non espresse alcuna emozione durante il racconto degli avvenimenti di Auschwitz.
Il 2 aprile 1947 la Corte Suprema lo condannò alla pena di morte mediante impiccagione che eseguirono il 16 aprile 1947 proprio davanti all’ingresso del crematorio di Auschwitz I. Dopo la cremazione del corpo, sparsero le ceneri in un bosco vicino al campo.

Il numero totale di prigionieri rinchiusi ad Auscwitz I è stato costantemente tra i 15.000 e i 20.000 e sono morte circa 70.000 persone in totale, tra cui principalmente intellettuali polacchi, politici e prigionieri di guerra sovietici.
Terminiamo così la prima parte della visita. Dieci minuti di pausa per prendere la navetta che ci porta alla seconda parte della visita, il campo di Auschwitz II (Birkenau).
Auschwitz II – Birkenau

Birkenau era il campo di sterminio degli ebrei. Distante tre chilometri da Auschwitz I, è diventato operativo i primi di ottobre del 1941. La scelta di questo luogo è dovuta alla vicinanza della linea ferroviaria che avrebbe semplificato tutte le operazioni logistiche.
I deportati arrivavano ammucchiati dentro alle stive dei treni, dopo un lungo viaggio senza acqua e senza cibo e alcuni di loro morivano durante il viaggio.
I binari conducevano i convogli direttamente all’interno del campo. Quando scendevano dalle rampe (Judenrampe), venivano separati gli uomini dalle donne e dai bambini. Una SS selezionava gli abili al lavoro dagli inabili (soprattutto anziani, donne e bambini) indicando con il pollice da una parte o l’altra a seconda se la loro destinazione fosse una delle baracche dove avrebbero cercato di sopravvivere o direttamente la camera a gas.

Birkenau era il più esteso campo di sterminio del mondo. Le sue dimensioni erano 2,5 chilometri per 2 chilometri ed era circondato da filo spinato elettrificato. Molti prigionieri ogni giorno si gettavano sul reticolato ad alta tensione per porre fine alle loro sofferenze. Era considerata la “morte dolce”. Nel campo erano presenti quattro grandi crematori che funzionavano ininterrottamente giorno e notte.
Usciti da Auscwitz I, in pochi minuti arriviamo con la navetta di fronte all’ingresso di Birkenau ed entriamo percorrendo con la guida il lungo tratto di fianco ai binari, fino alla prima rampa dove avveniva la selezione dei deportati.
Attorno alle rampe non è rimasto pressochè nulla se non qualche baracca in legno. Testimonianza di com’era il campo durante la sua operatività, è data invece dai numerosi camini in muratura che si trovavano all’interno delle baracche. Al termine della guerra, i tedeschi stessi hanno incendiato e distrutto quasi tutto per non lasciare prova dei crimini di guerra commessi. Al resto hanno pensato i sovietici a smantellare come bottino di guerra.

Raggiungiamo il punto in cui terminano i binari, dove si trovano un memoriale a tutti i caduti e i resti di una camera a gas.
Tornando indietro ci fermiamo in una delle poche baracche rimaste che fungevano da alloggio per i deportati. Nei piccoli letti a castello dormivano fino a cinque persone in condizioni estreme, soprattutto dal punto vista igienico.
Quando giungeva l’inverno, all’interno delle baracche la temperatura era veramente rigida e molti morivano dal freddo. Spesso i camini non venivano accesi e comunque non bastavano di certo a scaldare tutta la baracca, anzi il fumo che provocavano rendevano l’aria irrespirabile ed era quasi peggio del freddo.
Il racconto della guida è molto toccante e, anche se a Birkenau è rimasto poco o niente, ci ha colpito più di Auschwitz I.
A Birkenau trovarono la morte un milione e centomila ebrei.
Terminiamo la visita lasciando il campo silenziosamente e a capo chino, vergognandoci di quello che il genere umano è stato capace di fare ai propri simili.
Considerazioni personali
Con il trascorrere degli anni sono sempre meno i sopravissuti all’Olacausto che possono testimoniare quello che è stato e che è parte di uno dei periodi più tristi e terribili della storia.
Proprio per tramandare alle future generazioni questa parte della storia che non bisogna assolutamente dimenticare, abbiamo ritenuto opportuno visitare questi luoghi con le nostre figlie, avendo già un’età adatta a questo tipo di esperienza e soprattutto una giusta base di conoscenza dal punto di vista storico.
Hanno affrontato l’argomento più volte in ambito scolastico e noi le abbiamo preparate precedentemente alla visita, con letture di libri, documentari e film. Questo perchè può essere molto straziante, soprattutto per i giovanissimi, visitare Auschwitz e ascoltare i racconti della guida senza avere prima un’adeguata preparazione.

Il nostro viaggio continua verso le maestose Miniere di sale di Wieliczka…

